lunedì 7 marzo 2011

Ricevo e pubblico: da Maurizio Vitari

Risposta a p.fabio2007 (un cortese saluto, innanzitutto, chiunque tu sia).

Intanto un libro sull’argomento sarebbe benvenuto.
Se serve posso offrirmi come correttore di bozze (ma sono certo che il commento, al quale rispondo, sia stato scritto di fretta, sotto un irrefrenabile impulso… quando la verità urla, non le è richiesto che sia intonata).
E per essere un libro serio e rigoroso dovrà contenere la citazione delle fonti, cosicché il lettore possa verificare l’autenticità di certe affermazioni scioccanti.
Se non fosse possibile avere un testo di questo tipo, sarà da apprezzare certo il trolling: il fine giustifica i mezzi, e buttare fango in un ventilatore non susciterà certo il sorriso in coloro che son dentro la stanza, ma è comunque un ottimo test sul livello di servizio della tintoria sottocasa.

Allora: il tesserato FIGF ha già fatto un salto sullo sgabello del pub, alla notizia che il suo Presidente ha deliri di onnipotenza, ergendosi a unico baluardo delle freccette in Italia. Immaginarsi come ha reagito (il nostro tesserato) al fatto che sarebbe colpa della FIGF se oggi in Italia c’è tutto questo casino…

Giocatori costretti a riempirsi il portafogli di tessere per poter passare una serata a tirare dardi insieme agli amici. Una tessera per lo steel (magari due, ma non si può dire se no qualcuno fa la spia e ti trovi a non poter più fare gare “in blu”, e il tuo campionato al venerdì sera – che poi è la gara più avvincente – si ridurrebbe ad uno scontro tra tre/quattro squadre, coi risultati opportunamente nascosti nel web per non farli sapere a nessuno), e due o tre tessere per il soft, che finché non dai fastidio e metti i gettoni nessuno ha a che dire se frequenti diverse parrocchie e giochi nelle squadre di diversi oratori.

Che bello avere una tessera sola, giocare come, dove e quando si vuole… e chi osa impedirmelo? Quelli della FIGF, quel Consiglio, capitanato da un egocentrico presidente, arroccato nel suo castello di incomprensione (delle esigenze dei giocatori), di immobilismo (possibile che in ventisette anni non sia ancora riuscito a farsi riconoscere dal CONI?), di magna-magna (si sa: anche senza gettoni il Consiglio ha sempre fatto i soldi, dirottandoli dai montepremi dei tornei e dalla promozione del gioco… altro che volontariato!).

Il giocatore di freccette è smarrito: perché la FIGF si comporta così?

Di seguito alcune valide ragioni, una piccola ricompensa alla buona volontà del troll.

Nel 1996, su mandato dell’Assemblea dei presidenti di club, FIGF fece una prima istanza di riconoscimento al CONI: documentazione consegnata a mano. Quella lettera è stata successivamente dichiarata smarrita dal CONI, salvo successiva ammissione di rinvenimento in qualche polveroso armadio.

Nel 2003 in un documento intitolato “Classificazione della attività sportive praticate in Italia”, elaborato dall’Istat in collaborazione con il CONI e con l’Università di Roma, appare sotto la famiglia “Sport di tiro e di precisione” lo sport “1A.AR”, ulteriormente suddiviso in Tiro con l’Arco e Freccette/Darts.

E da dove l’hanno saputo che si giocava a freccette in Italia? Non certo dalla FIGeST, visto che il CONI ha approvato solo il 25/11/2004 (delibera n.564) il nuovo Statuto FIGeST dove sono misteriosamente comparse le freccette. Non certo guardando i mondiali in TV… forse qualche funzionario CONI assetato è comparso in un pub a bersi una pinta e “ha visto la luce”?

È vero, esiste il gioco tradizionale italiano, quello con il bersaglio concentrico, dove si va al centro, e fonte di molti guai con le questure di mezza Italia, vista la connotazione di gioco d’azzardo che si è meritata negli anni (una su tutte, la regione Liguria… provatevi ad aprire un Dart Club da quelle parti). Ma la classificazione suddetta riporta la parola “darts”, che non mi sembra decisamente dialetto genovese.

Non scherziamo, via….prima di riconoscere, spingere, appoggiare, supportare una entità che fa sport, dovresti prima accertarti che non ci sia qualcuno, in Italia, più titolato per farlo… qualcuno che per preesistenti accordi internazionali e per pluridecennale attività sul territorio non abbia pieno diritto di essere riconosciuta come “la prima e l’unica” organizzazione di freccette/darts in Italia.
E il CONI sapeva della FIGF, non fosse altro perché il giornalino divulgativo dello C.S.A.IN, aderente al CONI, arrivava regolarmente anche in Largo Lauro de Bosis 15, a Roma, e qualcuno che si degnasse di sfogliarlo c’era sicuramente. Che c’entra lo C.S.A.IN.? Andate sulla homepage della FIGF e lo saprete.

Diciamo che il CONI s’è sbagliato: voleva de-ghettizzare il tradizionale gioco del bersaglio concentrico, farlo assurgere a disciplina sportiva senza l’ombra delle scommesse clandestine, e ha confuso i darts con questo gioco tipicamente italiano.
Ha dunque detto alla FIGeST “voi fate i giochi tradizionali? Bene, beccatevi anche le freccette, allora” senza indagare ulteriormente, senza interessarsi a quello che già l’ISTAT aveva schematizzato nel 2003, senza aprire quella polverosa pratica dal titolo “FIGF” giunta nel lontano 1996….

Capita di sbagliarsi, e diamo atto che qualcuno al CONI abbia capito l’errore. Come rimediare? Come cavarsi d’impiccio? Non si può certo dire alla FIGeST (NB: anch’io lo scrivo correttamente, con la “e” minuscola, così come il nostro troll…) che “basta, via, togliete le freccette che la cosa non va bene”.
Eh, no… quelli hanno iniziato l’attività agonistica, hanno emesso tessere, hanno persino creato l’ASDFT per focalizzarsi sul gioco delle freccette, hanno stipulato accordi internazionali (NB: ma dove li troveranno i soldi per mandare qualcuno ad un torneo PDC? Forse tesserarsi all’ASDFT costa 100 euro? Anch’io faccio un po’ di trolling, mi sia concesso, e non lo faccio certo perché mi senta lana infeltrita invece che seta… che quest’ultima mi irrita pure la pelle).

Il CONI non può fare marcia indietro sulla FIGeST, serve dunque una strategia aggirante. Perché non sfruttare la dicotomia steel-soft per la quale c’è già un bel po’ di zizzania seminata negli anni? Perché non far vedere le carote a FIGF, FIDART, FEDI e OPENDART FICS e lasciare che i bastoni se li gestiscano loro? Che tanto non si metteranno mai d’accordo. Quando poi arriveranno da noi, qui in Largo Lauro de Bosis 15, ad ammettere che non faranno mai un’unica federazione, proporremo loro di confluire in FIGeST/ASDFT, così abbiamo salvato capra e cavoli (oltre la faccia) e tutti sono contenti.


Questa è l’attuale strategia del CONI, e le quattro sigle suddette hanno visto il bluff, e hanno chiesto (lettera del 22 febbraio 2011, fresca fresca quindi), al CONI di riconvocare le parti, e decidere una volta per tutte cosa intenda fare.
Cito dalla lettera: “Si chiede pertanto che il CONI voglia fissare la data di un incontro tra le associazioni interessate, per fornire in quella sede i chiarimenti richiesti e delineare un preciso iter procedimentale che garantisca certezza anche giuridica che, qualora le associazioni qui rappresentate confluiscano in organismo unitario, nel rispetto di ogni altro requisito di legge, non sia ostativo al riconoscimento quale disciplina associata il pregresso riconoscimento di FIGEST. Gli scriventi ritengono di poter anticipare la comune opinione secondo cui le problematiche di cui sopra potrebbero giungere a soluzione qualora FIGEST da subito procedesse alla modifica statutaria promessa e partecipasse, quale parte ben gradita, alle riunioni tra le sigle scriventi….” Firmato FIGF, FIDART, FEDI, OPENDART FICS.

Cioè: le freccette siamo noi (i quattro firmatari), nelle versioni steel e soft. Vogliamo fare un movimento unico in Italia, sotto l’egida CONI, e ce la stiamo mettendo tutta. Se la FIGEST, ultima arrivata con la ASDFT, riconosce che non ha nessun titolo di rappresentare le freccette, siamo pienamente disponibili ad accoglierla al tavolo delle trattative, e preparare il futuro comune.

La risposta del CONI è arrivata oggi, addì 7 Marzo 2011: “…disponibili ad un incontro con le parti firmatarie il giorno 16 Marzo 2011”. Bon, staremo a vedere.

Aggiungo io: se la ASDFT volesse promuovere il gioco tradizionale italiano, quello col bersaglio concentrico, avrebbe pieno titolo nel farlo, anche nel nome “freccette tradizionali”.
C’è molto da fare: regolamenti, materiali, attrezzature, attività sul territorio… Potrebbe essere la terza sezione del futuro organismo unificato: steel, soft, “all’’italiana”.

Maurizio Vitari